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RosenMcStern

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Blog Entries posted by RosenMcStern

  1. RosenMcStern
    Ebbene si, ho visto anche io Pacific Rim. E posso prendere finalmente posizione pro o contro il film.

    E mi schiero decisamente con coloro a cui il film è PIACIUTO.

    Analizziamo brevemente alcuni punti che sono stati criticati.

    SERIO O AUTOIRONICO?
    La recitazione e il tono del film sono volutamente sopra le righe, non c’è dubbio, ma non sono più sopra le righe di un normale anime di super robots. Non ha la profondità di Gundam o Evangelion, ma non pretendeva di averla. “Regge“ il confronto con Mazinga o coi film dei supereroi Marvel, e l’obiettivo che si proponeva era quello. La scena del discorso finale di Pentecost è in stile americano, un giapponese non lo farebbe così, ma non rompiamo troppo l’anima per questi dettagli, eh.

    IL MURO
    Forse è un po’ ingenua come trovata, ma la storia del muro sta lì per introdurre un tema assolutamente fondamentale per il genere super robots: gli eroi NON lavorano per il governo ma per un’organizzazione che col governo non sempre va d’accordo, e che si fabbrica le cose da sola. La storia del taglio dei fondi “perché ora i governi vogliono sovvenzionare il muro” è solo un modo per dare un velo di plausibilità al fatto che dei “cani sciolti” abbiano accesso a dei mostri alti 50 metri che non potevano certo costruirsi in cantina. Okay, in Mazinga succede, ma non è mica tanto plausibile. Ecco, Pacific Rim riesce a dare plausibilità a questo vecchio cliché degli anime: lo vogliamo biasimare per questo?

    LA SFIDA
    Ho letto commenti pessimi sulla scena dei combattimenti per selezionare il co-pilota. Posso sbigottirmi? La scena era azzeccatissima, e diceva tutto quello che doveva dire: a fare a botte son stati bravi in molti, ma solo un candidato riusciva a “leggere” le mosse di Raleigh. E la maggiore lentezza dei movimenti sottolineava questo fatto.

    L’ARMA FINALE
    Sinceramente, non ho capito i commenti sul “potevano usarla prima”. Si vede palesemente che l’arma bianca è meno potente del cannone al plasma o richiede un maggior tempo di preparazione rispetto al cannone o ai pugni, e quindi viene usata solo quando i cannoni sono fuori uso, non c’è abbastanza spazio per prendere l’abbrivio per i pugni o sott’acqua dove non i cannoni non funzionano (in puro stile anime: le armi a energia sott’acqua non funzionano) o i movimenti degli jaeger non sono abbastanza rapidi per fare male con armi non taglienti. La cosa è as-so-lu-ta-men-te plausibile!

    JAEGER ANALOGICO
    E’ uno scivolone, senza dubbio, ma alla fin fine è una minchiata, gli è solamente scappata un’ingenuità. Probabilmente lo sceneggiatore pensava erroneamente che il pubblico non avrebbe capito una spiegazione più plausibile o più articolata (avete presente quando paragonano l’impronta genetica a “una specie di codice a barre”? Ecco, si capisce che stava scrivendo per farsi capire dal “grande pubblico”).

    Pensate a una cosa: ne “Gli Intoccabili” nella scena in cui fanno fuori Sean Connery a un certo punto si vede chiaramente l’ombra della giraffa (telecamera) sulla facciata della casa. Errore ORRIBILE di regia, senza appello o scusanti. Il film diventa uno schifo solo perché c’è questo errore?

    IL FINALE
    Dite che è un’americanata? Erm, ops... peccato che Baldios (OTTIMA serie robotica giapponese degli anni 80) finisce quasi alla stessa maniera. Come americanata, ha gli occhi parecchio a mandorla.

    LA RECITAZIONE DI RINKO KIKUCHI
    (Nota che potrebbe essere non significativa: questa attrice è stata candidata all’oscar...)

    La Mako bambina è enormemente più espressiva della Mako adulta, lo avete notato? Le scene di flashback sono assolutamente deliziose, un piccolo capolavoro.

    Quello che forse qualcuno non ha notato è che tutti i protagonisti del film sono personaggi enormemente induriti da quello che hanno affrontato, incapaci di sorridere e con in mente solo la battaglia. Cavolo, al protagonista hanno masticato il fratello mentre era mentalmente collegato con lui [qui c’è una citazione degli X-Men, chi la trova per primo vince un PDF del mio gioco di robottoni], e si capisce che Mako ne ha viste di equivalenti! Scusate, che tipo di recitazione vi aspettavate per quel personaggio? Sorrisini scemi perché è femmina, mentre i maschietti fanno tutti i duri? Mi spiace dirlo, ma è un’aspettativa un po’ chauvinista.

    Confrontiamo il personaggio di Mako Mori con un personaggio giapponese “doc”, Yuki Mori (eh già, se non ve ne foste accorti anche il cognome è una citazione...) di “Corazzata Spaziale Yamato” del 2010. All’inizio Yuki fa la “dura”, ma nella seconda metà del film rientra nei normali cliché cinematografici femminili del “cerco protezione”, fino alla scena finale in cui si comprende che la sua funzione fondamentale nella trama era quella di “donatrice di utero”.

    Mako no, tutta d’un pezzo è all’inizio, e tutta d’un pezzo resta fino alla scena finale in cui le scappa un sorriso (leggera differenza con la Yuki della Yamato...)

    Avete notato che la Kikuchi era anche truccata per apparire abbondantemente trentenne, quando ormai non costa nulla levarsi dieci anni con gli effetti di postproduzione? Non è un caso, volevano proprio farla apparire così, vera invece che plastificata. E’ un personaggio femminile “alla Chris Claremont”, forse poco manga ma molto, molto ben fatto. E niente bikini “alla Star Trek into Darkness”, ovviamente.

    IN CONCLUSIONE

    E ora, quello che mi è piaciuto.

    Il film è un’ottima rivisitazione del genere “super robots”, ossia robottoni implausibili da non prendere troppo sul serio ma con personaggi che alla fine si fanno volere bene e scene in cui ti viene da fare il tifo per i buoni. Le cadute di plausibilità ci sono, ma a parte lo scivolone del robot “analogico” non sono mai troppo grandi e proprio per il genere a cui si ispira il film è tranquillamente accettabile che ci siano. Niente (ma proprio NIENTE) a che vedere con le cadute nel ridicolo di Independence Day.

    La trama del film non si rifà ai cliché narrativi americani, ma proprio a quelli giappo, in cui si entra subito nel vivo dell’azione dopo una breve e – ebbene si – anche un po’ stiracchiata spiegazione del contesto. L’importante è che la spiegazione sia accompagnata da belle scene, e sinceramente la scena della prima battaglia che precede il titolo è molto emozionante.

    Anche il tono generale della narrazione è paragonabile a quello di alcuni anime. I personaggi sono molto, molto induriti e vivono in un loro mondo personale di rimpianti, rimorsie e ricordi dolorosi in cui non lasciano entrare nessuno, per finire poi al centro di applausi da stadio dopo avere fatto a botte col mostro di turno. Le ambientazioni della base sono stupende, tutto è rugginoso e sudicio a sottolineare quanto poco di emozioni positive sia rimasto nei suoi occupanti.

    I due professori poi sono... si, l’equivalente delle figure comiche degli anime (Boss di Mazinga, Don di Jeeg...), ma sono anche molto ma molto simpatici, e ti strappano qualche seria risata. Ammettiamolo, si sta in ansia ogni volta che rischiano di essere mangiati da un Kaiju o di finire col cervello fritto. E la rappresentazione di Hong Kong è fantastica: pare la Hong Kong del Deus Ex originale, a un certo punto ho sperato che al posto di Hannibal Chau spuntasse Tracer Tong... peccato!

    Insomma... si poteva fare meglio questo film?

    Si, si poteva, ma Del Toro ha comunque fatto un ottimo lavoro. Applausi e un 9 pieno.

    E comunque, diciamocelo francamente... nessuno ne ha davvero capito nulla.

    Pacific Rim non è un film sui robottoni.

    Pacific Rim parla di SCARPE!
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